Immaginate di essere soli, tranquilli, alla fermata dell’autobus. Di colpo, come l’imboscata di un acerrimo nemico, sentite la vostra mente sfuggirvi. Il cuore impazzito scalpita come uno stallone al galoppo. La gola riempita dall’aria come dalla piena di un fiume, soffoca. La testa come sul ciglio di un burrone oscilla di vertigine, immagini e suoni si mischiano e si confondono. La paura dilaga in voi come lava da un vulcano, vi avvolge, vi strangola, più cercate di allentare il cappio e più vi stringe e vi costringe, provate a controllarla ma è lei che controlla voi. Volete fuggire ma non si può fuggire da se stessi, dalle proprie sensazioni. State impazzendo, o forse è giunta la vostra ora. All’improvviso un angelo vi accarezza: “Ciao amore, scusami per il ritardo”. Quegli attimi di panico, come nuvole penetrate dal sole, svaniscono: è la quiete dopo la tempesta, ma il sudore che vi gela la pelle vi ricorda che non è stato solo un brutto sogno.